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La Discalculia Evolutiva

Cos'è la Discalculia Evolutiva

Quando si parla di discalculia ci si riferisce a un disturbo specifico delle abilità di calcolo, che come per gli altri DSA ha basi neurobiologiche e si presenta in condizioni di adeguato funzionamento intellettivo generale. La letteratura internazionale riporta per la discalculia un’incidenza del 5-7% nella popolazione scolastica, mentre in Italia i bambini nella fascia scolare con diagnosi sono all’incirca il 2%. Spesso la discalculia è associata ad altri Disturbi specifici dell’apprendimento come la dislessia e ciò suggerisce che siano coinvolti processi neuropsicologici comuni nei vari DSA.

Come si acquisiscono le abilità di calcolo

Alla base dell’acquisizione delle abilità di calcolo vi sono alcuni processi di quantificazione che alcuni ricercatori hanno dimostrato essere già presenti nei neonati. Tali processi fanno parte del concetto di “senso del numero”, ovvero la capacità di percepire e manipolare le quantità numeriche e sono innati e automatici:

  • Object tracking system (OTS): sostiene l’abilità di subitizing che permette di rappresentare esattamente piccole quantità (generalmente fino a 4-6 oggetti) senza aver bisogno di contare.
  • Approximate number system (ANS): che include le abilità di stima, la quale permette di enumerare in modo approssimativo una quantità di oggetti senza dover contare, e l’acuità numerica che ci consente di percepire la differenza di numerosità tra due insiemi di oggetti.

Questi due sistemi consentono l’acquisizione di nuove rappresentazioni numeriche, non più innate ma apprese culturalmente. Il ponte di collegamento è costituito dalla capacità di conteggio, che viene appresa dal bambino a partire dai 2-3 anni e che termina con l’acquisizione del principio di cardinalità. Le capacità di conteggio ed enumerazione sono i requisiti fondamentali per lo sviluppo delle capacità aritmetiche nei bambini.

I processi di base delle abilità di calcolo sono tre:

  • Processi semantici: saper riconoscere, confrontare e manipolare le quantità
  • Processi lessicali: saper attribuire al numero in codice arabico il corrispettivo numero pronunciato o scritto in lettere e viceversa
  • Processi sintattici: riconoscere il valore posizionale delle cifre e saper organizzare le quantità in diversi ordini di grandezza

Indicatori del disturbo e sottotipi di Discalculia

Il disturbo è caratterizzato da difficoltà nella comprensione dei concetti di base delle operazioni, nell’attuazione di manipolazioni aritmetiche semplici, dal mancato riconoscimento di segni matematici e da problemi nell’elaborare informazioni numeriche e apprendere formule matematiche. In pratica queste difficoltà possono tradursi in una serie di errori che è possibile classificare in base ai processi di base delle abilità di calcolo deficitari:

  • Errori semantici: errori nel riconoscimento o nella comparazione di grandezze
  • Errori lessicali: corrispondenza errata tra un numero nel codice arabico e il corrispettivo nel codice linguistico scritto o orale (es. quattro=7)
  • Errori sintattici: probabilmente la categoria più comune di errori. Sono errori che scaturiscono dal mancato riconoscimento del valore posizionale delle cifre (es. tremila cento= 3000100)
  • Errori nel recupero dei fatti aritmetici: errori nelle tabelline o in calcoli noti (es. 50+50=100)
  • Errori negli algoritmi di calcolo: difficoltà nell’applicazione delle regole di prestito e riporto, difficoltà nell’applicazione e nel mantenimento dei procedimenti da seguire per una specifica operazione
  • Errori di incolonnamento nelle operazioni

In base al fatto che la discalculia possa presentare quadri clinici diversi tra loro, il documento di accordo nazionale AID-AIRIPA suggerisce la distinzione nel disturbo in più profili:

  • Sottotipo deficit a carico del senso del numero o della rappresentazione della quantità
  • Sottotipo deficit a carico della formazione e del recupero di fatti numerici e aritmetici
  • Sottotipo deficit a carico delle procedure di calcolo, specificando se su base visuo-spaziale e/o con interessamento delle procedure necessarie allo svolgimento dell’operazione
  • Disturbo misto

Diagnosi di discalculia

La diagnosi viene fatta alla fine del terzo anno di scuola primaria. Le difficoltà devono essere state presenti nell’arco della storia scolastica del bambino e devono avere serie conseguenze adattive per il bambino. Così come per gli altri DSA non devono esserci altri fattori di esclusione come una disabilità intellettiva o altre condizioni organiche o contestuali che spieghino la presenza di un disturbo.

La discalculia si presenta come una condizione deficitaria limitata alle abilità matematiche, in molti casi in associazione a deficit delle abilità visuo-spaziali. Al giorno d’oggi la matematica è una disciplina ostica per tanti studenti, i quali possono manifestare deficit assimilabili a un profilo di discalculia. Tuttavia in molti di questi casi è necessario distinguere tra una difficoltà di calcolo causata da variabili di natura ambientale e relative all’esposizione o alla qualità dell’insegnamento e un disturbo del calcolo che ha un’origine neurobiologica. Nel primo caso un intervento riabilitativo sortisce buoni risultati di recupero in un breve periodo, nel secondo l’entità del cambiamento appare più modesta rispetto ai risultati attesi.

Bibliografia

  • AID-AIRIPA (2012). La diagnosi di discalculia: documento di accordo. Presentato al XXI Congresso Nazionale “I disturbi dell’apprendimento”.
  • Antell, S., e Keating, D.P. (1983). Perception of numerical invariance in neonates. Child Development, 54, pp. 695-710.
  • Dehane, S., Changeux, J.P. (1993). Development of elementary numerical abilities: a neuronal model. Journal of Cognitive Neuroscience, 5, 390-407Geary, D.C. (1993). Mathematical disabilities: cognitive, neuropsychological and genetic components. Psychological Bulletin, 114, 345-362.
  • Lucangeli, D., Sella, F.,  Bertelletti, I. (2012). La discalculia e le difficoltà in aritmetica. Firenze, Giunti Scuola.
  • McCloskey, M. (1992). Cognitive mechanisms in numerical processing: evidence from acquired dyscalculia. Cognition, 44, 107-157.
  • Temple, C.M. (1991). Procedural dyscalculia and number fact dyscalculia. Double dissociation in developmental dyscalculia. Cognitive Neuropsychology, 8, 155-176.
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